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Michaìl Saltykòv-Scedrìn cominciò I signori Golovlëv nel 1875, all'indomani della morte della madre, donna avida e sentimentalmente arida che ne segnò fortemente l'infanzia e la personalità. E chiaramente ispirato alla vicenda familiare dello scrittore è questo monumentale romanzo, pubblicato nel 1880: un grandioso affresco, a tinte cupe, della nobiltà di provincia russa dopo le riforme del 1861. Protagonista è l'antica famiglia aristocratica dei Golovlëv, condotta gradualmente ma inesorabilmente alla rovina dai suoi membri, dediti a ogni sorta di vizio, dal gioco d'azzardo all'ubriachezza, alle orge. Interessati solo alla ricchezza e al possesso della terra, i Golovlëv trascorrono vuote esistenze tra ozio e alcolismo, sacrificando alla propria avidità ciò che di più sacro esiste, i legami familiari, la pietà filiale, l'amore genitoriale. E finendo così travolti in un oscuro dramma nel quale ogni affetto - tra i coniugi, tra genitori e figli, tra fratelli - si tramuta in un odio feroce e distruttivo degno di una tragedia shakespeariana.